Il nuovo romanzo che uscirà fra pochi giorni è ambientato a Padova. Una città segnata dalle figure simbolo di Galileo Galilei e sant’Antonio, dai mondi dell’università e della basilica del Santo, della scienza della religiosità popolare. Il tutto innestato nel terreno in continua e rapida trasformazione del nord est laborioso, a cui un imprenditore illuminato, Antonio Pedrocchi, ha dato una sede: il Caffè che porta il suo nome.
E’ in questo scenario che si sviluppa la nuova inchiesta del viceispettore Giovanni Zanca.
Una sera di metà novembre un professore universitario viene trovato morente nei bagni del Pedrocchi. Ricoverato d’urgenza all’ospedale Giustinianeo si trova a lottare tra la vita e la morte. La voce che fin da subito trova credito sui giornali è che lui abbia cercato di togliersi la vita per via dei debiti e degli ambienti del malaffare in cui era finito. Ma il primario del reparto di rianimazione ha qualche dubbio, alcuni particolari non gli tornano. Forse non si è trattato di suicidio, forse la verità è un’altra.
Delitto al Caffè Pedrocchi è l’indagine sulla vita di un uomo e su quelle che lui ha incrociato.
«In fondo», confessa a sé stesso, una sera, il vice ispettore Zanca, «è ciò che ognuno, presto o tardi, è costretto a fare con la propria vita, quando una fatalità o qualcos’altro lo costringe ad andare a ritroso per cercare il segreto della sua esistenza, quell’unica cosa necessaria che aveva smarrito, dimenticato o di cui non si era mai interessato.»