Per la verità Nello Sartori, il carrozziere del paese, si guardava bene dal farne cenno, ma il cambio di rotta della sua officina aveva avuto origine dalla lettura di un articolo su una rivista trovata un giorno dal barbiere, mentre aspettava il suo turno di barba e capelli. Quell’articolo lo aveva rimuginato nella sua testa per settimane e per mesi, finché si era consolidata in lui la teoria, anzi, la sua visione del mondo.
Per farla breve e tirarla alle estreme conseguenze, che poi erano quelle che gli interessavano, la sua filosofia poteva essere sintetizzata così: se uno faceva un incidente in macchina contribuiva in modo positivo allo sviluppo del sistema: meccanici, assicurazioni, pubblica amministrazione, tutto si metteva in moto. Al contrario, se una persona compiva un atto gratuito, come quel suo vicino di casa per esempio, non contribuiva per nulla a quella che lui e i professori della Bocconi chiamavano ‘crescita economica’, anzi, in fondo, quello era un vero ‘anti patriota’.
Con la sicumera dei filosofi ‘fai da te’ il carrozziere non veniva mai sfiorato da alcun dubbio. Certo, non era un ingenuo, e sapeva al momento giusto dare pubblico ossequio all’etica, alla moralità, ai valori, ecc. Salvo poi, quando si sentiva al sicuro, dare sfogo al suo credo, con sincero senso di liberazione. Sempre con una certa prudenza, sempre guardandosi alle spalle, mai al telefono, mai in pubblico.
Nello Sartori però, e di questo talvolta segretamente se ne vergognava, quella teoria l’aveva applicata in un modo un po’ grezzo e per incrementare in maniera fraudolenta la sua attività, si era procurato delle bestie, all’inizio erano stati un paio di gatti che aveva raccattato in giro e che teneva in gabbia nel retro dell’officina. Con l’aiuto di Adam, che lavorava ‘in nero’ da lui, quando la carrozzeria languiva di nuovi clienti, andava a posizionare le povere bestie in punti strategici della viabilità.
E così, lasciati liberi sulla strada, vagando ignari in mezzo alla carreggiata, i poveri gatti facilitavano il succedersi di incidenti. Lui nel frattempo stava appostato con il carroattrezzi poco distante e ogni volta che capitava qualche incidente interveniva con incredibile tempestività, portando poi nella sua officina le macchine ammaccate. A cose fatte Adam recuperava i gatti e li riportava in officina.
Dopo un po’ di missioni però non si era più saputo che fine avessero fatto le povere bestiole, probabilmente erano fuggite per amore visto che non si erano trovati i loro resti sull’asfalto.
Allora Nello era passato a un solo gatto, ma nero. Anche questo, aiutato dalla fama di porta iella, aveva fatto un ottimo lavoro fino a quando un automobilista poco superstizioso, vedendolo attraversare la strada, invece che frenare o scartare di lato, aveva accelerato e lo aveva stecchito.
Ma era stato a quel punto che era avvenuto il vero salto di qualità nel ‘sistema’: il carrozziere si era procurato qualcosa di assolutamente nuovo: una pecora. Certo, era un animale impegnativo da gestire, ma che soddisfazioni gli dava!
La pecora era infatti una sorpresa incredibile per chi se la ritrovava in mezzo alla strada, con la sua mole occupava un bel pezzo di carreggiata e ispirava quel tanto di simpatia e di rispetto che garantiva una brusca frenata o una precipitosa sbandata di lato, cioè tamponamenti e uscite di strada, musi e fiancate delle auto rovinate o distrutte. Insomma, lavoro per tutti, ma soprattutto per lui. Il fatturato della carrozzeria aveva fatto un balzo. L’officina pian piano era cresciuta come la più attiva e la più rinomata del territorio.
Ora, quella mattina di fine gennaio, con la coda dell’occhio il carrozziere aveva visto Adam sgattaiolare dentro la carrozzeria. In ritardo. Era la costante di ogni mattina e per di più il giorno prima il ragazzo non si era nemmeno fatto vedere al lavoro.
“Benarrivato!” gli aveva urlato il carrozziere. “Oggi almeno ti sei degnato di venire a lavorare! Ieri dove eri finito?”.
“Mi scuso, signor Nello, ma avevo un impegno”. Adam aveva pronta una scusa. “È che ieri è arrivato mio cugino dal Brasile e abbiamo fatto un po’ di festa brasiliana”.
I due erano rimasti immobili per un istante uno di fronte all’altro.
“Mio cugino ha avuto la cittadinanza italiana e fra poco me la danno anche a me. Suo nonno… che era lo stesso di mio nonno… cioè, volevo dire… che è lo stesso nostro nonno, era italiano…”.
Il carrozziere, che già diverse volte aveva ascoltato il pezzo forte di Adam, aveva guardato la sua faccia scura, cercando di scovarvi per l’ennesima volta un qualche tratto di fisionomia italiana.
“…era di Parma…” aveva tentato di proseguire Adam.
Il carrozziere, sghignazzando, si era avviato verso il carrello degli attrezzi di lavoro. Però era tardi, non c’era tempo di fermarsi a discutere, bisognava partire per la missione.
“Finiscila col nonno di Parma! I prossimi giorni devi andare a farti sistemare le carte in Comune. Adesso va’ a dare da mangiare alla pecora che anche oggi dobbiamo portare a casa la pagnotta”.
Adam un po’ più sollevato era sparito sul retro dell’officina: Anche per questa volta se l’era cavata senza tante scenate.
Nello Sartori intanto era andato a prendere qualche carta che teneva nel piccolo box con i vetri di plastica trasparente che era stato ricavato in fondo all’officina e che fungeva da segreteria e da ufficio della ditta.
(…)
Nel frattempo Adam era rientrato in carrozzeria con la pecora a cui aveva messo uno spago come guinzaglio.
Per un attimo il carrozziere aveva guardato la pecora e la sua solita espressione indifferente.
“Ha lo stesso muso di Adam quando lo insulto…” aveva pensato.
Poi prese su gli ultimi attrezzi e si avviò verso il camion.
“Andiamo. Oggi facciamo la statale di Pederobba, subito sotto il distributore dell’Agip”.
Adam fece salire la pecora sul carroattrezzi facendola accovacciare in un angolo del cassone. Il viaggio d’andata era comodo, il ritorno invece, a piedi, con la bestia al guinzaglio, era molto più faticoso.
“Fai la brava, se no ti pelo” sussurrò Adam all’orecchio della pecora prima di nasconderla sotto una coperta.