Eugenio Visonà, professore universitario di fisica quantistica, una sera di metà novembre viene trovato morente nei bagni dello storico Caffè Pedrocchi di Padova. Ricoverato d’urgenza all’ospedale si trova a lottare tra la vita e la morte. La voce che fin da subito trova credito in città è che lui abbia cercato di togliersi la vita per via dei debiti e degli ambienti del malaffare in cui era finito. Il professor Nigro, anziano e stimato primario del reparto di rianimazione, ha qualche dubbio, alcuni particolari di quella vicenda non gli tornano. Tramite un amico, giudice presso il Tribunale di Venezia, coinvolge il vice ispettore Giovanni Zanca in una indagine informale tesa a capire come siano andate davvero le cose. Forse non si è trattato di un tentato suicidio, forse la verità è un’altra, forse qualcuno ha cercato di avvelenare il professore. L’indagine porta il vice ispettore ad inoltrarsi, a ritroso, nell’esistenza di Eugenio Visonà, scoprendone via via le ‘stanze segrete’. Che cosa si nasconde dietro la facciata di quell’uomo strano, isolato, dal carattere ostico, ‘anarchico’, come lo definiscono i colleghi dell’Università, avverso ad ogni convenzione sociale, ateo e anticlericale, con una storia famigliare molto sofferta in cui si cela un dramma inconfessabile? Geniale scienziato della struttura della materia, molto apprezzato in alcuni ristretti ambienti scientifici internazionali, ma a cui, nella sua Università, solo uno strano gruppetto di studenti sembra dar credito?