
Caro Alberto,
finalmente le posso rispondere. Ho lasciato che la lettura si depositasse un po’ e trovasse le parole giuste per darle un parere.
È riuscito a fare della speranza un bel romanzo, così direi. È riuscito a far passare la certezza che non siamo costretti ad adeguarci. Che per tutti c’è la salvezza, la possibilità di redenzione, di ascoltare quella voce che non da pace e che ci fa risalire dagli abissi. E soprattutto che c’è posto per tutti, che tutto ha un senso. È un crescendo di incontri il suo libro e anche la stessa scrittura procede via via con più sicurezza e diventa essa stessa appassionante.
Con brevi tratti è riuscito a fare il ritratto dei diversi personaggi dando a ciascuno un volto, uno sguardo ma, interessante, almeno come lo percepisco ora ripensandoci, non direi che c’è un personaggio principale, benché certo Benedetto tiri un po’ le fila di tutto, ma una coralità, un intreccio dove ognuno trae il senso dalla storia dell’altro. Un po’ come in ogni vetrata, fino all’ultima, il pezzo forte, “Io Sono”. Una sintesi non solo spirituale ma che addirittura si affaccia in teologia. Ed è commovente. Solo qualche sfumatura sotto l’aspetto teologico avrebbe bisogno di un ritocco, ma il coraggio di una riproposta del mondo come simbolo, e della storia come simbolo e degli eventi come simbolo è una cosa che viene incontro a ciò che lo Spirito chiede oggi in Europa. È già per questo e per l’originalità di disseminarla e velarla durante il racconto mi congratulo con lei.
In parentesi le devo anche che l’idea del ladro di timbri mi ha totalmente accattivato e acceso la fantasia… un’intuizione che ha superato la letterarietà e si è agganciata alla pratica esperienza che spesso fa desiderare di avere in mano questa bacchetta magica per risolvere problemi che hanno bisogno di ben più di un timbro per essere risolti ma che senza il timbro non si possono risolvere!
Auguri davvero, magari un maestro vetraio coglierà anche l’idea architettonica di inserire un pezzo d’arte tra le rovine, pure questa visione non mi è dispiaciuta!
Ogni bene!
p. Marko Rupnik